È l’umore di chi guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra, nei rigagnoli,i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell’altro, però della Zemrude d’in su senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d’in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. Il caso inverso non è escluso, ma è più raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto le cantine, alle fondamenta, ai pozzi.
da “Le Città Invisibili” – Italo Calvino
Parallelepipedo.
Passato: la prima pietra della fondazione di una città.
Futuro: nella sua massima apertura modulare, potendo esso roteare, mi piace immaginarlo come una stazione città-spaziale.
Nella sua parte più interna è rappresentato il cimitero che Lewis Mumford considera “madre della città”. L’uomo quando inizia il culto dei morti si stanzia nelle vicinanze del luogo dove sono sepolti i suoi cari. Il parallelepipedo è di color grigio cemento come predominante di tante città della modernità. Alla base immagino un teatro, mi piace pensare all’Acropoli, dove la «polis» partecipa al rito collettivo della tragedia e narra delle vicende della città. Un modulo rappresenta i Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani. Nel retro Guernica, altro simbolo nefasto. Un altro modulo richiama nella forma e nei colori i giardini di Kensington, luogo d’evasione… I moduli, altro non sono che quartieri che si aprono e si chiudono al mondo e al nostro sguardo. La città di Zemrude diventa così la vicenda interpretativa dell’opera d’arte: l’opera d’arte non ha in sé forma predeterminata. Essa, come Zemrude, acquista forma e quindi identità a seconda della «cultura», dell’umore di chi la guarda.
Falegnameria Longhin
La Falegnameria Longhin opera nel settore dell’arredamento per interni, realizzando prodotti di alta gamma grazie all’eccellente lavorazione e alla ricercatezza dei materiali utilizzati. Creatività, passione per il lavoro, unite alla cultura dei particolari e alla maestria artigianale sono le sue caratteristiche distintive.
Oggi Longhin, con un uso sapiente di materiali come lo Stone-Veener, le lacche, la foglia d’oro e d’argento, si rivolge a un cliente sofisticato che ama circondarsi di pezzi d’arredamento con un’anima intensa, con uno stile contemporaneo e senza tempo.
Ogni mobile o complemento d’arredo è unico perché costruito su misura.
LUOGO
SALA ESEDRA – LA FORNACE DI ASOLO
Via Strada Muson, 2c – 31011 Asolo (TV)